LA CAPITALE DELLA CAMBOGIA, PHNOM PENH
Viaggio nella storia e nella realtà cambogiana
Viaggio in bus da Siem Riep a Kampong Cham, e da Kampong Cham a Phnom Penh.
Preparatevi ad un giorno di viaggio accompagnati da: strade (un eufemismo) sterrate o del tutto inesistenti, film di Bruce Lee o musica da karaoke cambogiana sparati a tutto volume, probabilmente per tenere svegli gli autisti sottoposti a turni e viaggi massacranti su quelle “strade”. Un consiglio che apprezzerete, portate qualcosa per coprirvi e proteggervi dall’aria condizionata, che maledirete per il resto della vostra vita……….. Arrivati di sera a Phnom Penh ci si rende subito conto che bisogna tenere gli occhi abbastanza aperti. Classica città del sud est asiatico, movimentatissima, piena zeppa di tuk tuk, moto, macchine, biciclette, traffico senza limiti e regole, come lo chiamano gli asiatici, caos ordinato.
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La mappa di Google Maps vi darà una mano per orientarvi, grazie anche alla visione dal satellite.
Il consiglio è di non portare zaini vistosi a Phnom Penh, vista la fama di città piena di bag snatchers in moto. Una turista francese morì nel 2006 trascinata a terra da una moto per un tentativo di furto, come del resto è successo ad una ragazza afgana conosciuta in Cambogia, lei almeno ci ha rimesso solo i soldi e le è stato incredibilmente restituito il passaporto il giorno seguente.
Detto ciò basta rispettare le normali regole di sicurezza senza allarmismi inutili e fobie non giustificate. Essendo arrivati la sera abbiamo deciso di rilassarci in un ristorantino della street 51 per gustare la più che ottima cucina khmer e stilare una specie di mini programma che puntualmente veniva sconvolto dai tempi e dai chilometri. La nota dolente a Phnom Penh, come del resto a Siem Riep, è il triste spettacolo del turismo sessuale, con europei malconci sulla settantina senza capelli e senza un briciolo di forza, mano nella mano con la 15-16enne di turno, uno spettacolo raccapricciante e desolante, unico difetto, oltre al consumo di eroina di un paese magnifico che ancora deve rialzarsi del tutto da anni di tragica storia.
La mattina seguente una visita veloce al museo nazionale, dove sono esposte migliaia di opere del periodo Khmer, assolutamente fantastico e da non perdere. La cosa che però veramente non potete perdere a Phnom Penh è il confronto amaro con la storia, cioè la visita a Tuol Sleng , il museo del genocidio. Una scuola trasformata in campo di detenzione e sterminio dal regime dei Khmer rossi di Pol Pot, che in 4 anni hanno praticamente sterminato un terzo della popolazione cambogiana. Non vedrete persone anziane in Cambogia, sono stati quasi tutti uccisi dal ’75 al ’79. Quasi la metà della popolazione è sotto i 18 anni. Sono riuscito solo a fotografare l’esterno dell’edificio perché all’interno si viene presi da un groppo alla gola e allo stomaco che lascia totalmente senza parole e con una domanda: perché? Sarebbe educativo che qualsiasi sostenitore moderno di una dittatura, rossa o nera che sia, facesse una visita in un luogo del genere per rendersi conto che veramente non è lo sterminio o la guerra la via d’uscita ai problemi del mondo.
Ancora scossi dalla forte esperienza emotiva andiamo a riprendere gli zaini in ostello e via verso la stazione dei bus verso Kep, estremo sud della Cambogia, dove arriveremo la sera, vicino al confine col Vietnam, finalmente vedremo il mare.