India del sud: Rameswaram e Dhanushkodi
Rameswaram e Dhanushkodi: il nostro viaggio prosegue verso il mare
Rameswaram, che abbiamo raggiunto dopo quattro ore di viaggio in autobus, attraversando il ponte Indira Gandhi, che collega l’isola alla terraferma. Appena arrivati, una passeggiata lungo la spiaggia, osservando i pescatori che sistemavano le loro reti per il giorno successivo. Ci siamo seduti sul muretto dei ghat da dove discendono i fedeli per bagnarsi, in queste acque sacre della grande baia che si apre verso il lungo arcipelago che porta allo Sri Lanka e che è noto come Ponte di Adamo.
La leggenda narra che un giorno Rama, incarnazione di Vishnu, guidò un esercito di scimmie e orsi fino all’oceano, attraversò le acque fino allo Sri Lanka, dove sconfisse il demone Ravana, salvando la moglie Sita. Successivamente raggiunsero insieme questo luogo per rendere grazia a Shiva (mentre eravamo seduti qui, questa leggenda ce l’hanno raccontata molti pellegrini!) I fedeli si immergono in continuazione, offrendo in dono fiori e lumini, che scivolano via sull’acqua del mare, facendosi anche foto ricordo in quanto è un pellegrinaggio vacanza.
Finalmente è giunta l’ora di apertura del Ramanathaswamy Temple, lasciate le scarpe e le macchinette fotografiche , siamo entrati a visitare questa meraviglia. La cosa che colpisce sono le sale con colonne e i soffitti colorati, lungo la parete di una sala è raffigurata la leggenda relativa al tempio; Rama voleva un grande lingam per adorare Shiva, quindi mandò Hanuman a cercare il più grande che ci fosse sull’ Himalaya, purtroppo ci impiegò troppo e Sita la moglie di Rama, costruì un semplice lingam di sabbia, che Shiva apprezzò molto ed è custodito nel parte interna del tempio, dove possono accedere solo gli induisti.
Un’altra particolarità di questo tempio sono le 22 theertham (vasche), in cui i fedeli si bagnano e bevono un po’ d’acqua, il numero corrisponde alle frecce che Rama usò per far sgorgare l’acqua sull’isola. Anche noi abbiamo fatto il giro delle vasche,osservando i pellegrini in fila pronti a ricevere questo scroscio d’acqua. Dopo una visita di circa due ore siamo usciti, gironzolando per la città, tra le bancarelle, i negozietti, i numerosi pellegrini e le mucche sacre, per poi tornare ai ghat. Qui abbiamo conosciuto molti pellegrini indiani che venivano dai paesi limitrofi, i quali ci hanno narrato di nuovo la leggenda e ci hanno chiesto di farci delle foto insieme. Erano tutti gentili, cordiali, simpatici, incuriositi,ci hanno invitato a bagnarci con loro nelle acque sacre, a me addirittura una donna mi ha fatto parlare al cellulare con la figlia che era rimasta a casa, gli indiani sono troppo forti! Dhanushkodi, che si raggiunge in autobus, questa città fantasma si trova a 18 km da Rameswaram, ospita un villaggio di pescatori e un mare stupendo.
Abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare, curiosando tra i banchetti che vendono noce di cocco (che abbiamo bevuto e mangiato), vari snack, oggetti con conchiglie, pesce secco. Dopo aver girato per un po’, sotto al sole cocente, circondati da questo mare spettacolare, ci siamo recati a prendere un minibus, con a bordo una guida locale ed altri passeggeri indiani, percorrendo circa km.6 di spiaggia, siamo andati a visitare il Kothandaraswamy Temple, l’unica struttura rimasta dopo il ciclone del 1964, ci sono anche dei resti della linea ferroviaria, una chiesa ed un tempietto in mare con all’esterno una pietra galleggiante, usate per costruire il Ponte D’Adamo. Tornati indietro, ci siamo fermati di nuovo nel villaggio dei pescatori e dopo circa 3 ore abbiamo ripreso l’autobus per tornare a Rameswaram. Qui abbiamo girato ancora un po’, mangiando come al solito vari snack fritti, stando in ozio davanti al tempio e alle gradinate, sempre in ottima compagnia.