Diario di viaggio dell’India del sud: Kanyakumari
Kanyakumari: finalmente il profumo del mare
Kanyakumari l’abbiamo raggiunto viaggiando per circa 7 ore in autobus, con varie soste, snack, pranzo, esigenze fisiche e attraversando un paesaggio molto vario, campi verdi con risaie, distese di pesce secco, pale eoliche, montagne di granito. Finalmente siamo alla punta estrema dell’India, qui s’incontrano tre mari: mare Arabico, oceano Indiano e golfo del Bengala dove i lunghi Ghati Occidentali terminano, l’atmosfera è surreale.
Dopo esserci sistemati, siamo andati a fare un giro di perlustrazione, ci siamo ritrovati davanti al Kumari Amman Temple, all’esterno ci sono molti fedeli, a quest’ora il tempio è chiuso, ma tutti si ritrovano tra i banchetti che vendono di tutto:cibo di strada, ( qui abbiamo mangiato il chili in pastella fritto, noce di cocco, mango, mais, insomma ci siamo sbizzarriti) oggetti religiosi, giocattoli, zucchero filato, caffè. Abbiamo fatto amicizia con una venditrice ambulante di accessori per capelli, che ci ha mostrato il suo quaderno dove aveva raccolto tutte le dediche dei turisti incontrati, anche noi ne abbiamo approfittato per lasciare un nostro pensiero. Da questa parte si può vedere tutto illuminato il Vivekananda Memorial, che è molto bello da fotografare. In serata siamo tornati in albergo e dal balcone della nostra stanza ci siamo goduti finalmente un po’ di vento fresco marino.
La mattina seguente, al nostro risveglio, dal balcone abbiamo assistito ad una scena molto emozionante, tre pavoni che si corteggiavano, aprendo la coda ed emettendo un suono particolare. Lasciata la stanza, ci siamo diretti alla visita delKumari Amman Temple, la leggenda narra che la dea Kanya (vergine) Kumari, sconfisse da sola i demoni liberando il mondo, l’ambiente è intimo e decorato, si sente il frangersi delle onde dei tre mari, gli uomini sia hindu e non, accedono al tempio a dorso nudo. Usciti dal tempio siamo andati a prendere il traghetto per andare sull’isola rocciosa che dista circa 400 metri dalla costa, qui Swami Vivikananda (mistico indiano) portò il suo messaggio morale. Nel 1970 fu costruito in sua memoria un monumento commemorativo dominato da una cupola visibile a distanza, al cui interno è presente un centro dell’associazione che continua a diffondere l’insegnamento. A poca distanza sull’altro isolotto che non è accessibile è presente una statua del poeta tamil Thiruvalluvar, la cosiddetta statua della libertà indiana, opera eretta nel 2000 alta 133 piedi, come i capitoli della sua opera.
Qui abbiamo trascorso un po’ del nostro tempo a disposizione, tra i turisti indiani che sono veramente tanti. Ripreso il traghetto abbiamo visitato il Mahatma Gandhi museum, che si trova ai confini estremi dell’India, questo monumento commemorativo in colori tenui fu costruito nel 1952 nel luogo in cui venne posta l’urna contenente una parte delle ceneri del Mahatma, prima che fossero consegnate alle sacre acque dei mari. La struttura è stata progettata in modo tale che il giorno del compleanno di Gandhi, il 2 ottobre, i raggi del sole penetrano da un foro sul soffitto e cadono nel punto preciso su cui si trova l’urna. Finito il nostro itinerario abbiamo continuato a girare in questa città tranquilla e meno calda rispetto a tutte quelle visitate fino ad oggi. Nel bazar abbiamo fatto vari acquisti, mangiato gli spugnosi idli (tortini di riso fermentato e lenticchie nere) e non ci siamo fatto sfuggire una spremuta di canna da zucchero.