ROSTOV, UNA FINESTRA SULLA SCONOSCIUTA RUSSIA
Diario di viaggio di Rostov di Elisabetta Perkele Colautti
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Il Don, uno dei fiumi più lunghi di Russia, testimone da millenni di vicende umane, in un susseguirsi di civiltà, con le loro storie fatte di amori, sospiri, attese e paure. Quando a Rostov nei pomeriggi soleggiati, si passeggia per i giardini che lo costeggiano si sente ormai solo la gioia: dei bambini ammirati dallo sbarluccichio dell’acqua, dei giovani che scrutano nella speranza di conoscere qualche bella ragazza, alle tantissime spose sorridenti che ogni sabato affollano il lungofiume per scattare le foto più suggestive del loro giorno più bello.
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Rostov è cambiata molto negli ultimi anni, lo si nota immediatamente osservando i profili degli alti palazzi modernissimi che sbucano accanto alle chiese ortodosse e sembrano quasi voler minacciare le abitazioni di una volta, piccoline, colorate, a tratti decadenti ma impregnate di storia e bellezza.
A Rostov le contraddizioni sembrano vivere fianco a fianco. Da un lato l’opulenza della Russia che sta nascendo, ostentata, gigante, fatta di centri commerciali che sembrano città, di negozi alla moda, le grandi marche che si trovano a Roma, Parigi, New York, i McDonald e i Subway con il wifi per gli smartphone che tutti i giovani hanno. Dall’altro ci sono quelli che a questa corsa alla modernizzazione non hanno potuto partecipare, i più anziani, che di tanto in tanto siedono ai bordi delle strade con i loro piccoli banchetti su cui espongono i prodotti dei loro giardini, pezzi di carne, zucchero, fiori. Questi ultimi hanno un valore quasi sacro nella cultura russa: si vedono ovunque, quando un ragazzo invita la propria amata per un appuntamento non può esimersi dal presentarsi con un variopinto mazzo di profumate piante, pena una feroce arrabbiatura.
Anche quando si viene invitati a casa di qualcuno è abitudine presentarsi di fiori muniti, per non parlare delle occasioni in cui bisogna celebrare qualche festa. Ne consegue che esistono lunghe vie di soli fiorai, semmai qualcuno per sventura si dimenticasse il galateo del russo perfetto. Visitando Rostov sul Don si ha l’occasione di entrare in contatto con la cultura russa più autentica: Mosca e San Pietroburgo sono ormai proiettate verso il mondo più globale, smussano alcuni aspetti per stare al passo delle grandi metropoli del mondo. Sono ormai cosmopolite, sono tutti sempre di fretta, spesso non hanno nemmeno il tempo di fermarsi a dare un’indicazione ai turisti perché ogni secondo è prezioso. A Rostov tutto scorre con molta più calma, c’è ancora il desiderio a la possibilità di ritagliarsi il proprio momento di pace come si può osservare passeggiando per Pushkinskaya ulitsa, la via centrale della città, probabilmente la più bella con i suoi due chilometri alberati, in cui si alternano aiuole colorate, cespugli in fiore e statue.